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Iva sugli ebook, la Corte di giustizia Ue boccia la riduzione in Francia e Lussemburgo

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La temuta sentenza europea alla fine è arrivata. Doccia fredda sugli amanti degli ebook e le migliaia di partecipanti alla recente campagna dell’Associazione italiana editori (Aie) #unlibroèunlibro, che aveva portato, nel nostro Paese, a ridurre dal primo gennaio l’Iva sui titoli elettronici dal 22 al 4%.
La Corte di giustizia Ue accoglie infatti il ricorso della Commissione europea contro l’Iva agevolata per gli ebook introdotta dalla Francia e dal Lussemburgo dal 2012. Una decisione che, in prospettiva, potrebbe applicarsi anche all’Italia. E che arriva all’indomani della partenza, proprio in Francia, di un’altra campagna virale contro la discriminazione dell’Iva sugli ebook rispetto a quella sui libri di carta: #thatisnotabook, promossa dall’Associazione degli editori francesi - Syndicat national de l’édition - per convincere gli altri Paesi europei della necessità di rivedere la normativa comunitaria sul tema.

Sono proprio le attuali regole Ue, infatti, tutte incentrate su una (anacronistica) imprescindibilità del supporto fisico, a bloccare la possibilità stessa dell’Iva agevolata. Nella sentenza, la Corte di giustizia spiega che le norme europee prevedono la possibilità di un’aliquota Iva ridotta per i libri, ma solo se su un supporto fisico che è parte integrante del libro (come appunto la carta). La Corte ammette sì che l’ebook necessita di un supporto fisico per essere letto, ad esempio un computer, ma il problema è che «questo supporto non è fornito insieme al libro elettronico». Sempre secondo la sentenza, inoltre, le regole Ue «vietano la possibilità di applicare un’Iva ridotta a qualunque servizio fornito per via elettronica» e «la fornitura degli ebook costituisce un servizio di questo tipo». La Corte ha studiato infatti la possibilità di considerare l’ebook come un bene più che un servizio, ma si è dovuta arrendere perché, in base alle attuali norme, «solo il supporto fisico che consente la lettura di un ebook può essere considerato come un bene». La Francia applica una aliquota del 5,5% sugli ebook, il Lussemburgo una aliquota del 3%. In quest’ultimo caso, la Corte sottolinea che la violazione è ancora più grave, perché l’aliquota minima prevista dalle regole Ue per la Iva è del 5%.

Editori, scrittori e lettori reagiscono immediatamente chiedendo di cambiare la legislazione europea, con una lettera aperta al presidente della Commissione Jean-Claude Junker, al presidente del Parlamento europeo Martin Schulz e al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. «Noi, rappresentanti del mondo del libro, siamo fermamente convinti che il valore di un titolo non dipenda dal suo formato o dal modo in cui i lettori vi accedono. Per questo sollecitiamo la Ue ad agire rapidamente per modificare la legislazione in materia, per consentirne l’adeguamento al progresso tecnologico e per rimuovere un serio ostacolo allo sviluppo del mercato ebook. Un’iniziativa della Commissione in questa direzione si inserirebbe nel suo programma di lavoro in cui si afferma che “le barriere al digitale sono barriere all’occupazione, alla crescita e al progresso”» recita il testo della lettera firmata dalla Federazione degli Editori europei (Fep), dalla Federazione delle associazioni europee degli scrittori (Ewc) e dalla Federazione europea e internazionale dei librai (Eibf).

Sottoscrive il documento anche il presidente dell’Aie Marco Polillo. «L’Italia ha già fatto la propria scelta verso una equiparazione delle forme di lettura – spiega – ma da cittadini ed imprenditori europei pretendiamo che anche l’Ue affronti la questione in maniera definitiva consentendo agli Stati membri di sancire una verità a nostro avviso inconfutabile: un libro è un libro». Sandro Gozi, sottosegretario agli Affari europei, twitta: «Ebook: dopo sentenza Corte giustizia lavoriamo per cambiare norme #UE e per IVA al 4%».

Anche Schulz risponde sul sito di microblogging: «Oggi le industrie culturali e creative hanno bisogno del nostro sostegno. La sentenza sugli ebook deve essere subito affrontata dalla Commissione Ue». Che mostra buona volontà.  Vanessa Mock, portavoce dell’esecutivo Ue su Tasse e dogane, parla di «un’ampia revisione del sistema Iva, ora in preparazione». «Speriamo di essere in grado di comunicare su questo nel prossimo anno», aggiunge, pur precisando che, d’ora in poi, le decisioni degli Stati membri devono essere prese «nell’ambito del quadro normativo comunitario».


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